domenica 26 luglio 2009

Shout!

Non posso che dire blog da urlo. Mi piace "l'ambientino" creato, ma soprattutto l'idea di sottolineare con un blog la valenza comunicativa dell'urlo, il quale difficilmente potrebbe essere sostituito in modo efficace dalla parola.
Detto questo, regalo alla padrona di casa una splendida canzone che porta il nome del suo interessante blog.

giovedì 23 luglio 2009

testo...shout-tears for fears

Davvero bella questa canzone...era da un pò che non l'ascoltavo...davvero bella che ho pensato di proporvi il testo....eccolo qua...
Shout
Tears for fears


CHORUS:Shout, shout, Let it all outThese are the things I can do without Come on, I'm talking to you, come on

CHORUS In violent times You shouldn't have to sell your soul In black and white They really really ought to know Those one track minds That took you for a working boy Kiss them goodbye You shouldn't have to jump for joy

CHORUS They gave you life And in return you gave them hell As cold as ice I hope we live to tell the tale I hope we live to tell the tale

CHORUS And when you've taken down your guard If I could change your mind I'd really love to break your heart I'd really love to break your heart


Urla
Rit:Urla, urla, butta tutto fuori,Queste sono le cose di cui posso fare a menoForza, parlo con te, forza

.Rit.In un’era violenta.Non dovresti essere costretto a vendere la tua anima. In bianco e nero.Loro dovrebbero proprio saperlo,Quelli lì, con la fissa in testa,Quelli per i quali sei un ragazzo a posto.Salutali Non dovresti dover saltare di gioia

Rit.Ti hanno dato la vita.E in cambio gli hai procurato l’inferno.Freddo come il ghiaccio.Spero che vivremo, così da poter raccontare la storia.Spero che vivremo, così da poter raccontare la storia

.Rit x 3

E quando avrai abbassato la guardia.Se potessi farti cambiare idea.Mi piacerebbe da pazzi infrangerti il cuore.Mi piacerebbe da pazzi infrangerti il cuore.

mercoledì 22 luglio 2009

Conversando

Durante una conversazione:

emanuele gravina: ma il titolo del tuo blog è
ispirato alla canzone dei Ters for fears?

Non lo è, la mia ispirazione è più terra terra... dovuta ad un momento di noia e follia (http://annamaria-shout.blogspot.com/2009/05/benvenuti-nella-shout-room.html)
Li per lì ho finto di capire di cosa stesse parlando, ma dentro di me la curiosità incombe:
quale caspita è sta canzone?
Cerchiamola...


aaah... ma questa è? La conoscevo!

Grazie Emanuele per lo spunto.

martedì 21 luglio 2009

Urlo su carta

Tanta quantità, sempre meno qualità. Un bombardamento quotidiano di notizie, sganciate in modo sempre più strillato soprattutto da Tv e radio, alimentate da internet, oltre che da quotidiani e periodici, al quale corrispondono sempre meno l’approfondimento, l’inchiesta, l’approccio critico ai fatti. Senza contare che molti argomenti e problematiche sono spesso volutamente affrontati in modo scandalistico, superficiale e fazioso, se non distorti o negati.Se a questo fenomeno aggiungiamo da un lato la crescente disaffezione dell’utente alle edicole e il calo delle copie di carta stampata vendute (i giornali, attualmente, nella loro molteplicità, sono ancora oggi i media che consentono un pluralismo informativo esaustivo di accettabile o buon livello) – e dall’altro la progressiva precarizzazione e flessibilità del lavoro dei giornalisti, ne esce un quadro preoccupante dello stato di salute dell’informazione in Italia.Questa la riflessione che ci ha spinto, ben 13 anni fa, a gettarci nell’avventura cartacea di Urlo – mensile di resistenza giovanile. Un mensile distribuito gratuitamente nei luoghi di maggiore aggregazione sociale di Ancona e provincia (circoli, bar, pub, sportelli informativi, facoltà universitarie…), completamente autogestito, autofinanziato esclusivamente con la raccolta di pubblicità, con una veste grafica accattivante e capace di stimolarne la lettura. E soprattutto con la volontà, nel suo piccolo, di contribuire a colmare quel vuoto di informazione di qualità sopra accennato.

Un mensile laico, ambientalista, solidale, che ha voluto e vuol continuare ad essere voce della società civile, di cui vuol interpretare esigenze e istanze. Un mensile dedicato soprattutto a notizie ed argomenti attinenti ai giovani – istruzione, formazione, lavoro, musica, arti, cultura -, al volontariato, all’associazionismo, all’immigrazione, al sud del mondo, ai diritti essenziali negati e alle categorie sociali discriminate, allo sviluppo economico eco ed equo compatibile, alla difficile lotta per la pace in un mondo segnato da conflitti internazionali proprio perché ingiusto, invivibile per l’80% dell’umanità.

Fonte: http://www.urlonews.it/news/

lunedì 20 luglio 2009

L'urlo della musica

Come potrebbe urlare la musica?
Tanti potrebbero essere i modi: dagli assoli vertiginosi di una chitarra elettrica ad un susseguirsi di colpi di piatto e rullante ad un impianto da discoteca che punta a sfondare il muro del suono.
A mio parere, però, il genere di musica che urla davvero è quello che lo fa con le parole e non con gli strumenti: sto parlando dell'hip-hop.
Rime che servono come valvole da sfogo attraverso le quali urlare al mondo i problemi esistenziali di se stessi e delle proprie generazioni, dei propri quartieri, del degrado sociale ed ambientale che regna sovrano nei bassifondi delle grandi metropoli e non solo.
Tutto questo da inquadrare non soltanto sotto il punto di vista della denuncia sociale, ma anche e soprattutto a livello personale. I rappers, o per meglio dire gli MC's, raccontano le loro storie vissute in prima persona e lo fanno con una tale empatia che non è difficile rispecchiarsi nei loro testi.
Molto spesso l'hip-hop rimane un genere "underground"; probabilmente tutto questo è dovuto al fatto che il grande mercato discografico non predilige la verità, ma è, e credo lo sarà per sempre, legato ad una tradizione di "favole e cuori" che tutto mostra fuorchè la realtà fattuale delle cose.
L'hip-hop urla dal mio hi-fi, ed io urlo insieme a lui: sia chiaro, non è un urlo vocale, ma è l'urlo della mia anima che quasi resuscita dopo aver ascoltato alcuni testi.

Il mio urlo

A chi non sente o non vuole sentire il dolore dei più deboli
A chi non vede o non vuol vedere il bisogno d'affetto negli sguardi senili
A chi non dice o non vuol dire che la guerra fa solo male
A chi non tocca o non vuol toccare il disagio di chi è emarginato
A chi non crede o non vuol credere in un mondo migliore
A chi non pensa o non vuol pensare che violenza chiama violenza
Che l'urlo di chi sente, vede, dice, tocca, crede e pensa possa raggiungerli e aiutarli a riflettere...

venerdì 17 luglio 2009

L'urlo di dolore di un cellulare rubato...2

Con discrezione (e volume al minimo, possibilmente), è possibile ascoltare l'urlo, in formato MP3, selezionando questo link.

L'urlo di dolore di un cellulare rubato...

Milano....Se qualcuno, per strada, dovesse sentire un inquietante urlo femminile, non è detto che si debba spaventare: potrebbe trattarsi dell'ultima idea di Synchronica che ha realizzato una singolare sirena antifurto per telefoni cellulari. L'azienda, con questo espediente, ritiene di aver trovato un modo per limitare i danni conseguenti al furto o allo smarrimento del telefono cellulare. "Si tratta di un allarme - spiega la stessa Synchronica - che il possessore può attivare in pochi secondi quando si accorge della sparizione dell'apparecchio e che consiste in un vero e proprio acuto urlo di disperazione proveniente dal cellulare impossibile da non notare". La stessa tecnologia inibisce quindi in automatico l'utilizzo del cellulare, cancellando inoltre i dati archiviati in memoria. Il che può rappresentare una seccatura per il legittimo proprietario qualora il malcapitato (nonché prossimo alla sordità) ladro abbandoni l'apparecchio immediatamente, per disperazione. I dati possono comunque essere recuperati!!

mercoledì 15 luglio 2009

Shout with Beatles



Parlando di urla come non ricordare la mitica canzone dei Beatles "ShOuT". Eccoli in questo video dove fanno urlare, insieme a loro, moltisse fans. Ci danno tutt'oggi l'occasione di unirci a loro in un grande SHOOOUT!!!

You know you make me want toShout!
Take my finger!Shout!
Take it easy!Shout!
Take it easy!Shout!
A little bit softer now Shout!
A little bit softer now Shout!

Jump up and shout now! Shout!
Jump up and shout now! Shout!
A little bit louder now Shout!
A little bit louder now Shout!

SHOUT!
Bloody shout now! Shout!
Bloody shout now! Shout!
Shout! Shout! Shout! Shout!
Shout! Shout! Shout! Shout!

Poesie da urlo

Innanzi tutto ringrazio Maria Laura per il contributo dato .
Non potevo non cogliere questa sua soffiata e andare a vedere di cosa si trattasse.

Un accenno alla prefazione del libro a cura di Francesco Bressani:
Cos'è l'urlo se non lo sfogo esteriore di un malessere profondo? Se non il tumultuoso liberarsi di un disagio lamentoso che riecheggia prigioniero nei passaggi cavernosi di un'interiorità irrequieta? L'urlo è, ed è così da sempre, il punto culminante di un processo disperato d'esternazione. Processo che Munch, per indicare l'esempio più celebre, ha fotografato in modo esemplare usando pennelli e tempera; riuscendo ad esprimere con travolgente forza il tema del disagio esistenziale, di una disperazione quasi metafisica che coinvolgeva sì se stesso, ma anche l'intera categoria dell'uomo.Lisetta, spinta da ciò che lei stessa chiama mal di vivere, opera un tentativo analogo, anche se più legato all'intimo e al personale, mediante l'uso delle parole e del coraggio, non comune, di aprirsi di fronte a un foglio di carta, e quindi di fronte a tutti coloro che si accingeranno a leggerlo (...)
(...) Ecco allora che l'urlo può avere realmente libero sfogo. Ecco che l'urlo può sfumare, in seguito, anche in un sussurro (non è possibile gridare troppo a lungo perché la voce finirebbe strozzata) e lasciare addirittura spazio al sorriso.(...)

Naturalmente non vi ho presentato la prefzione in versione integrale. Vi avrei annoiati a morte, non l'avrebbero letta in pochi. Ho cercato di estrapolare le parti per me più interessanti e sopratutto che si sposavano meglio con questo blog.
Per i più curiosi http://www.club.it/autori/sostenitori/lisetta.borali/prefazione.html#poesie : qui troverete tutto, poesie comprese.

martedì 14 luglio 2009


Grida uomo, grida! Finche la tua anima non fuoriesce a sporcare il pavimento, colandoti dalla bocca in rivoli verdognoli. L'uomo urla per sfogarsi, perchè non sempre ha altri modi di farlo.
Siamo tutti degli urlatori, a volte silenzioni nel nostro piccolo universo. Siamo delle stelle che si spengono, lanciando il loro ultimo raggio luminoso con un grido straziante.
Urla al mondo che ci sei, forse, il mondo risponderà. E tu capirai di esistere. Abbatti ogni catena che imprigiona la tua voce, non lasciar vincere l'inutile vuoto. Riempiti i polmoni di buona aria e manda un segnale di vita. Io ti ascolterò. Noi ti ascolteremo. Vibrano le corde vocali, articolando parole e pensieri, lasciandoti libero di dire ciò che vuoi, passando in rassegna i tuoi "se" i tuoi "ma". Una lotta senza ferite ci aspetta, forse non ferite esterne ma grandi emorregie dentro di noi si consumano ad ogni parola.
L'urlo ci libera. Il fuoco si spegne. Il cielo è terso. Il sole è alto. Noi siamo qui. Tutto è detto. Nessuna parola giace in silenzo
.

lunedì 13 luglio 2009

L'URLO DEL PENSIERO

HO PENSATO DI CONTRIBUIRE CON QUESTO

POST SU LISETTA

BORALI, PERCHè SCRIVE CIò

CHE CREDO IO SIA 'URLO:

"UNO SFOGO DEL NOSTRO MALESSERE" !


ECCO QUI SOTTO IL LINK PER
ACCEDERE ALLA PAGINA WEB!!!


Maria Laura!!!

domenica 12 luglio 2009

un utile consiglio


Secondo gli psicologi lanciare un urlo in momenti di forte di stress come ad esempio il rientro dalle vacanze, può essere utile, perchè aiuta a scaricare la tensione.

Lanciare un urlo liberatorio è una soluzione semplice e alla portata di tutti: al rientro dalle vacanze estive dunque, avremo un rimedio in più per combattere la pigrizia!

URLATE!!!


giovedì 9 luglio 2009

Il grido degli “attendati” ai grandi della terra.


L’AQUILA. " Yes we camp", Si', siamo accampati, è la grande scritta che questa mattina e' comparsa sulla collina di Roio dell'Aquila, che sovrasta l'intera citta' ma anche la caserma della Guardia di Finanza di Coppito.


* IL “CONTROSUMMIT” CHE DISCUTE DELLA RICOSTRUZIONE




Uno slogan coniato dai comitati che si rifà a quello di Obama -presente in città- utilizzato nella sua campagna elettorale presidenziale che lo ha portato alla vittoria: “yes, we can”.
Una grande scritta che 50 attivisti dei comitati cittadini - nati all'Aquila, per partecipare attivamente alla progettazione della ricostruzione e per vigilare che tutto avvenga nella maniera piu' trasparente possibile - hanno realizzato con grandi lettere in plastica.
La scritta e' visibile per tutti coloro che arrivano dall'autostrada A24 (Roma-L'Aquila), ma anche per chi giunge in elicottero o in aereo all'Aeroporto dei parchi, ossia i grandi della terra che oggi sono nel capoluogo abruzzese devastato dal terremoto del 6 aprile scorso.
Un'anticipazione della protesta c'era stata stamane nel centro commerciale l'Aquilone, dove 5 attivisti dei comitati cittadini avevano provato ad esporre uno striscione con la stessa scritta.
C'e' stato qualche tentativo delle forze dell'ordine di farli desistere, ma loro non hanno mollato e lo striscione e' stato esposto alla vista dei giornalisti che proprio qui si imbarcano sulle navette per raggiungere la caserma del G8.



«E' una protesta vera e propria - spiega Alessandro Tettamanti, portavoce del Comitato 3e32, che e l'ora del terremoto del 6 aprile -; e' una protesta contro chi ha voluto il G8 in una citta' distrutta aumentando in modo incredibile i disagi alle persone esasperate da tre mesi di tenda e di privazioni di ogni tipo; e' una protesta - aggiunge - contro l'aumento di una militarizzazione della citta' che non si e' mai arrestata, anzi e' sempre aumentata. E' una protesta, infine, contro una rappresentazione di quello che sta avvenendo nella nostra citta' che non e' reale. E' un modo anche per ribadire - conclude Tettamanti - che noi ci siamo siamo vigili, presenti e verificheremo che tutto quello che sara' promesso venga ralizzato anche in questo G8».
Anche su molti muri dell'Aquila stamani sono stati affissi grandi manifesti con la scritta "Yes we camp, but we don't go away".
I manifesti sono stati affissi probabilmente nella notte dai rappresentanti dei comitati cittadini.
Gli stessi rappresentanti del comitato stamani hanno consegnato una copia in inglese del loro volantino sulla campagna di informazione parallela al G8 alla stampa estera presso il centro commerciale L'Aquilone.

http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=21551
08/07/2009

Al galoppo e disarmati contro i mulini a vento



Don Chisciotte e il suo fedele scudiero Sancio Panza esistono ancora.
No, non sono una pazza sognatrice. L i ho visti! ...
nell'edizione delle 13 del Tg5 di ieri...

Vivono in provincia dell'Aquila.
In occasione del G8 Si dirigevano, rispettivamente in groppa ad un cavallo e un mulo, verso la zona rossa, con portamento fiero e le loro rudimentali armature, per far visita ai grandi della terra, senza lasciarsi intimorire dalle insidie(forze armate) sparse lungo la strada.


La protesta del ''Don Chisciotte'' La protesta del ''Don Chisciotte''
Giuseppe Commentucci è il contadino di Aglioni (Aq) che ha inscenato una pacifica protesta

mercoledì 8 luglio 2009

IL GRAFFITISMO COME CRITICA ALL’ARTE :Jean Michel Basquiat


Jean-Michel Basquiat è stato un pittore e writer statunitense, di origini haitiane. È stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, riuscendo a portare, insieme a Keith Haring, questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d'arte.

Basquiat comincia a entrare nel mondo dell’arte con i graffiti. Le sue opere, a firma SAMO, “poesie di strada”, come furono definite dal Soho News, richiamavano veri e propri rebus, ma al tempo stesso si presentavano come proteste contro la società contemporanea e contro le forme classiche della rappresentazione, del “fare arte”. Talvolta si trattava di dichiarazioni esistenziali, derivanti da un flusso di pensiero continuo, quasi filosofico, di una specie di guru, un nuovo predicatore.


Basquiat dedica alcuni dipinti a temi sociali, dove appare chiara la richiesta di riconoscimento, di eguaglianza, di rispetto dei valori umani. In un’intervista egli ammise che l’80% dei suoi lavori erano animati dalla rabbia, egli denuncia apertamente i soprusi subiti nella storia e nel presente dalle persone di colore dagli schiavi, venduti come merce, alle popolazioni sfruttate per il commercio del sale o dei diamanti, dagli atleti di colore che, pur vincitori, non potevano festeggiare nei locali dei compagni di squadra bianchi, allo stesso Basquiat, artista nero famoso, che “non riesce a fermare un taxi nemmeno da star”.


I segni e i disegni di Basquiat sono le urla di chi ha vissuto sulla propria pelle l’indifferenza, la discriminazione, l’emarginazione di quella stessa vita a New York. Proprio negli anni in cui tali contraddizioni diventavano sclerotiche e si acuivano: gli anni Ottanta.

Basquiat ha iniziato dipingendo graffiti notturni sui muri di Brooklyn e sulle lamiere della subway una forma di espressione artistica visibile a tutti, senza un biglietto da pagare.Una forma d’arte usata anche oggi da molti giovani per comunicare con la città, per lasciare la propria traccia nella metropoli dell’anonimato e dell’alienazione, dove gli spazi e le possibilità d’ espressione per i giovani sono sempre meno. Purtroppo però ogni comportamento creativo estraneo alla mercificazione viene criminalizzato, ogni forma d’ arte di strada viene trasformata in un problema d’ordine pubblico con l’istituzione di forze specializzate antigraffiti con il compito di reprimere e punire l’espressione dei giovani.
Forse è il caso di iniziare a saper distinguere tra art writers e teppistelli di strada,tra uomini di ingengo come Basquiat e imbrattatori qualunque, iniziando a punire questi ultimi e cercando di preservare il talento dei primi..

martedì 7 luglio 2009

Graffiti dal mondo....







sabato 4 luglio 2009

GRAFFITI WRITING

Il "graffiti writing" viene definito come una manifestazione artistico sociale diffusa in tutto il mondo, in quanto attraverso questa tecnica si comunica al mondo il proprio pensiero, le proprie idee, io proprio Io che talvota resta oscuro e sconosciuto per motivi di relazione ed espressione tra simili. Il graffito viene applicato talvolta su monumenti storici di data importanza o su strade affollate, appunto per farsì che venga visualizzato dal maggior numero di persone possibili... forse davvero è un modo, se vogliamo anomalo, per comunicare il proprio pensiero, per farsì che il pensiero non resti nell'anonimato. Spesso questa tecnica viene collegata ai cosidetti "disadattati" del tessuto sociale; negli ultimi anni, invece è stato rivisto questo fenomeno come forma artistica ed alcune città hanno dato la possibilità a chi volesse, di poter fare dei graffiti in appositi spazi destinati a questo scopo, organizzando delle vere e proprie manifestazioni che pubblicizzassero l'evento in maniera del tutto positiva, per farsì che questa voglia sfrenata di comunicare non fosse più ritenuta come un atto di vandalismo.

Io personalmente sono d'accordo con questa tecnica artistica, perchè solo così saprei definirla, poi è anche vero però, che bisogna fare delle distinzioni, perchè talvolta si leggono sulle mura della città, sui lampioni, sui monumenti delle emerite scioccheze o addirittura dei disegni osceni che non sono ovviamente artistici e che anzi deviano lo scopo primario di questa tecnica che è la comunicazione, a volte si imbratta veramente e con il solo scopo di voler rovinare ciò che di buono o normale c'è!




Voleva far conoscere i suoi urli al mondo. Li ha sviluppati.

Ancora non avevo proposto la fotografia come ShOuT. Certo ce ne sono tante, ma qualche giorno fa leggevo...
David LaChapelle(1963). Il suo primo lavoro fotografico viene pubblicato da "Details" e già mette in luce le sue caratteristiche: colori forti, irriverenza e provocazione. La sua è una formazione sul campo che risente profondamente del rock, del pop, del cyber.

Il suo lavoro si colloca perfettamente nella nostra società dell'immagine, in cui il messaggio deve essere URLATO per emergere per essere, quindi, notato.


Immagini/messaggi sui muri, figli di due genitori?

Oltre ad apprezzare il suo lavoro mi sono chiesta:
Sarà quest'ultima affermazione lo stesso principio che spinge i graffitari o imbrattatori o più in generale coloro i quali colorano i muri delle città, ad agire?!? Per essere notati, per non far cadere il loro ShOuT nell'anonimato.
Potrebbe essere un'ipotesi da valutare quella secondo cui la loro forma d'arte non è figlia della pittura, o meglio non è SOLO figlia della pittura, ma ha due genitori, l'altro è la fotografia. Infondo sui muri osserviamo stralci di vita quotidiana reinterpretati secondo le proprie tecniche e il proprio stato d'animo. Difficilmente vediamo messaggi/immagini che si riferiscno ad un periodo storico diverso da quello attuale, che non siano influenzati dalla situazione odierna.Il più delle volte, inoltre, COLGONO L'ATTIMO, vengono realizzate nel momento in cui vengono pensate o viceversa, così come la fotografia amatoriale o più spontanea.

venerdì 3 luglio 2009

Urlare il blog al mondo.Strategico!


Come avrete notato (ed ho già detto) la ShOuT-room ha subito una, apparentemente, lieve modifica: ha una pagina introduttiva dotata di un link strategico: specifica "l'intento del blog" e dunque lo rende rintracciabile con più facilità sulla rete.

Può bastare? Certo che no! Perchè fermarsi a New York!
Ok...allora procediamo.


Andiamo su Impostazioni->Feed Sito, passiamo a "Modalità avanzata", e assicuriamoci che le impostazioni siano le seguenti:



A questo punto torniamo al Modello -> Elementi pagina -> Aggiungi un elemento pagina nella sidebar e selezioniamo "Feed".
Verrà chiesto di inserire l'url del feed, e noi metteremo:
http://nomedelnostroblog.blogspot.com/feeds/comments/default
Adesso inseriamo il titolo, ad esempio "Commenti recenti", e scegliamo le rimanenti impostazioni come vogliamo.

I commenti e l'attributo nofollow

Se il tuo Blog è pubblicato da abbastanza tempo, si potrebbe arrivare ad esso mediante i commenti in esso presenti, cioè Google (o gli altri motori di ricerca) potrebbe indicizzare non solo il contenuto dei posts ma anche quello dei commenti. Il fatto è che a causa del continuo abuso da parte dei commentatori di blogs che inseriscono spesso nei commenti il loro indirizzo di blog per farsi pubblicità, Blogger ha deciso di impedire l'indicizzazione dei commenti da parte di Google.
Possiamo però disabilitare questo blocco, per fare in modo che il nostro Blog sia maggiormente indicizzato e quindi visibile da Google.
Per fare ciò andiamo su Modello->Modifica HTML, "Espandi i modelli widget", cerchiamo (anche con CTRL+F) ed eliminiamo dal modello il codice:

rel='nofollow'

Assicuriamoci di averlo eliminato in tutte le volte che esso è presente nel modello. Salviamo il modello. Finito, adesso Google indicizza anche i commenti.


Ecco dove ho reperito queste utili informazioni.

giovedì 2 luglio 2009

Gridano fra 4 mura sperando che qualcuno li ascolti




O SEMPLICEMENTE IMBRATTANO ?
Da notare che non si tratta di "gaffitari"! Ma, poi, c'è differenza?!?

eccomi

A loro per esempio urlano le mani

LAMEZIA- Con la partecipazione di impiegati e pensionati dell' azienda

RADUNO DEI NON UDENTI DELLE POSTE ITALIANE

PER SOLLECITARE L'ATTENZIONE DELLE ISTITUZIONi.



https://docs.google.com/Doc?id=ddn3r56s_9f8t3bgfp&hl=en

Erano in tanti, eppure, non ho sentito niente.

In India un villaggio nell'area montuosa dell'Himalaya che la maggior parte degli abitanti sono sordi.. Che bello! Ma nel sito Repubblica TV c'è scritto una parola: "Una maledizione"... Non capisco perchè scrivono certe cose sul mondo dei sordi!!! Dovrebbero vedere la persona "sorda" come sociale, non la "sordità" come medico! Ogni sordo segnante ha un sogno di vivere in un paese che tutti parlano in LIS, anche voi avete un sogno così??
(si legge su http://www.vlog-sordi.com/ )

Andiamo a vederci il servizio

mercoledì 1 luglio 2009

- ok ma come si chiama il tuo blog?
me: ShOuT
- no annamaria-shout
me: si
- e su google pensi possa essere utile per capire il tuo messaggio
da new york si capisce l'intento del tuo blog
dal titolo
su google per trovarti devo scrivere il tuo nome
?
me: e no... hai ragione
- è questo ciò che intendiamo per strategia.
Trova un nome che faccia centro
comincia da qui
me: ma perdo un pò di cose...ci avevo provato... e ho visto ke avrei perso delle cose tipo i sosenitori se nn sbaglio, ma ora nn ricordo bene...
- ok. comunque usa il comando stamp sulla tastiera
per tenere una copia fotografica
dei sostenitori
così se ci sono problemi hai una copia
e comunque si
se cambi i'indirizzo perdi i sostenitori
ma basta rinvitarli tutti
mandando il nuovo link.
oppure fai un nuovo blog
e migri da uno all'altro così non perdi nulla

E così ho fatto... Da oggi per accedere alla mia ShOuT-room si passa da una pagina introduttiva: http://vogliadicomunicareilmiourlo.blogspot.com/.
Così facendo ogni cosa è rimasta come il blog che tutti, o meglio chi lo ha seguito, ha imparato a conoscere , non ho perso nulla e non si è sconvolto quella sorta di equilibrio/filing che si è creato tra me e il mio blog. Sopratutto, però, adesso è più facile che venga rintracciato (anche da New York).

URLI LETTERALI

Sciaoooooo l'altro ieri stavo in giro su google è ho trovato qualcosina di interessante per il tuo blog... Essendo incentrato sull'URLO nelle forme d'arte...perchè non citare le meraviglie della lettura? NOVITA':L'urlo di Adrien Hingert... L'urlo è una raccolta di 8 racconti scritti e pubblicati da Adrien Hingert.Adatto per chi fa volare gli aquiloni e per chi trattiene il respiro. Per chi cammina su strade lontane e per chi ha sempre dormito fuori. Per chi vuole sapere qual è la sorpresa e per chi non dimenticherà. Per chi ha sempre avuto paura e non ha mai smesso di urlare.

Libro difficile da catalogare questo di Adrien Hingert. La prima cosa che si nota è lo stile, piacevole ed elegante, maturo nella forma e nell’espressione, assai più maturo di quanto non ci si aspetterebbe da “un’opera prima”. Di rado, se non mai, si trova una parola che non sia accuratamente misurata e calibrata per inserirsi nel contesto in cui viene collocata e tutto, sempre, dalla costruzione del periodo alla successione delle immagini usate è funzionale all’efficacia della narrazione. L’intero l’impianto narrativo, insomma, tende al risultato finale, muovendosi come un meccanismo ben lubrificato e disegnando nella fantasia del lettore immagini precise, nette e senza sbavature. Nulla viene concesso alla volgarità, nè ci sono situazioni facili, scontate o banali. I personaggi che attraversano gli otto racconti della raccolta sono altrettanti carismatici esempi di un’umanità sola, disperata ed urlante che non sarà facile dimenticare. Un’umanità che ha perso tutto, tranne la propria dignità. Così come non l’ha persa il professore, che vaga attraverso la città, in preda ai morsi della fame, in cerca di un foglio di carta per terminare l’ultimo articolo che nessuno pubblicherà mai, mentre la sua casa, cioè lo scatolone di cartone in cui dorme, si scioglie lentamente sotto la pioggia. O l’anonimo soldato che dal fronte scrive alla sua donna lontana. Lei non capirà mai la scelta di restare, neppure lui, forse, saprebbe dire perchè lo faccia, ma, contro ogni logica, ha scelto l’onore. E questa è un’altra caratteristica importante (anche perchè rara in una scena editoriale gremita di bukowskiani di seconda generazione) dell’opera di Hingert, la presenza di valori e di sentimenti forti che, comunque, non scadono mai nel sentimentalismo. I personaggi di Hingert sono uomini e donne in lotta contro “il disordine del mondo”, la cui percezione è un dono, o una maledizione, che si paga con la solitudine più assoluta. Sanno quale sia la strada da percorrere e, caparbiamente, la seguono passo dopo passo, consapevoli della fatica e del dolore che li accompagnerà fino alla fine del viaggio. Ed è proprio questa sofferenza, questa consapevolezza della frattura insanabile tra ideale e reale, a renderli tangibili, verosimili, tridimensionali. Solitudine, dunque, perchè ogni rapporto fra esseri umani, sembra dirci Hingert, è soltanto una tristissima illusione, come scopre suo malgrado Martina, protagonista del racconto di apertura: per lei la perdita dell’innocenza si concretizza, letteralmente, nella perdita dei sogni, che le vengono rubati, ad uno ad uno, dalla realtà. Da manuale, poi, la descrizione della relazione sentimentale che intercorre fra Cristina ed il pittore protagonista del racconto “L’urlo”, che sintetizza, in un certo senso, il pensiero dell’autore sull’incomunicabilità intrinseca che sta alla base di ogni rapporto: “...Vivevamo talmente dentro la vita dell’altro che neanche ci accorgevamo di essere così vicini. Era come stare a casa sotto una coperta. La nostra comunicazione era fatta di sguardi e di gesti lievi. Non c’era bisogno di parole. Potevamo permetterci di ignorare tutti quei riti propri degli innamorati che non si conoscono ancora bene. E’ così che ci siamo lasciati. Nessuno dei due era abituato a trovarsi così a proprio agio con un’altra persona. C’era una tale intimità intuitiva che abbiamo cominciato a dubitare l’uno dell’altra. Avevamo l’impressione che la facilità con cui ci accettavamo fosse solo un’illusione. Una specie di passività di chi non prova un vero sentimento. E, improvvisamente come’è incominciata, è finita. Nenche in quell’occasione abbiamo parlato, non ce n’è stato bisogno. Ci siamo guardati ed abbiamo capito”. Da leggere, necessariamente, se non si era capito. Marco R.Capelli

L’autore Nato a Milano il 7 Aprile 1973, Adrien Hingert vive la sua gioventù in Italia. Conseguita la Laurea in Matematica e Fisica a Londra, torna a Milano per un master alla Bocconi. Successivamente si trasferisce a Bangkok e poi di nuovo a Londra. Durante questi viaggi tra Europa e Sud-Est asiatico si consolida lo stile narrativo di questo giovane scrittore che, attualmente, vive e lavora a Milano.
(Marco Roberto Capelli).

Spero sia questo motivo in più di dicussione nel tuo blog.....

Lettori fissi

knol