venerdì 8 maggio 2009

Urliamo un pò tutti...

L'urlo: Edvard Munch

L'opera è un simbolo dell'angoscia e dello smarrimento che segnano tutta la vita del pittore norvegese. La scena rappresenta un'esperienza vera della vita dell'artista: mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della città di Nordstrand (oggi quartiere di Oslo), il suo animo venne pervaso dal terrore. Così descrive la scena lo stesso Munch con alcune righe scritte sul suo diario mentre era malato a Nizza:
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura. »
Si distinguono chiaramente sullo sfondo i due amici che si allontanano lungo il ponte, estranei al terrore che angosciava il loro compagno. Mentre la bocca spalancata sembra emettere dei suoni che sconvolgono il paesaggio, con delle linee curve, ma non la strada, l'unica consigliera e amica dell'uomo, testimonianza della freddezza di talune persone. Il volto deformato sembra un teschio; anche il corpo sembra essere privo di colonna vertebrale.
La funzione comunicativa prevalente individuata nel dipinto attraverso la lettura dell'opera è espressiva. L'uso del colore e gli accostamenti cromatici associati a lunghe pennellate tese a deformare i soggetti rappresentati suggeriscono uno stato emotivo di angoscia. L'associazione delle linee ondulate con le linee diagonali crea un senso di dinamicità che provoca tensione nell'osservatore. L'uso della luce contribuisce a far scaturire nell'osservatore un senso di inquietudine poiché conferisce il senso dell'immediatezza dell'evento rappresentato. Anche la composizione degli elementi costitutivi del quadro è orientata a sottolineare l'aspetto espressivo dell'opera mettendo in primo piano il soggetto che emette l'urlo, staccandolo dallo sfondo attraverso la frapposizione dell'elemento ponte.

La fonte da cui ho attinto queste informazioni è Wikipedia.
Vogliono essere solo uno spunto, delle indicazioni precise, da cui far partire delle proprie opinioni, sensazioni, idee.

Come primo argomento mi è sembrato doveroso prendere in considerazione l'opera che, per eccellenza, incarna l'urlo.
L'arte intesa, in tutte le sue forme, come mezzo per comunicare il proprio stato d'animo non nasce e muore nel 1893 (data a cui risale la realizzazione dell'opera), e sopratutto non è l'unico strumento per dar voce alle più taciute sensazioni. Sia il nostro presente che il nostro passato hanno conosciuto formidabili urlatori. Anche tu che stai leggendo potresti esserlo, pur se ancora in modo inconsapevole.
Da qui in avanti il mio intento sarà quello di ricercare "Urlatori" , anche inediti e originali, tentando di fornire spunti per portare alla luce il grido scalpitante che è in ciascuno di noi, ma che a lavoro, in famiglia, all'università, con gli amici, con i coinquilini... dobbiamo reprimere, per il quieto vivere e nel rispetto delle tacite norme sociali.


2 commenti:

  1. Ottima idea questo blog, credo che ci siano tantissime persone che abbiano bisogno di urlare...Io l'ho fatto una sera sai, a cs, dal balconcino di camera mia...c'è l'avevo con il mondo,era un grido di dolore...di stanchezza...Tranquilla mi sono ripresa....Ad oggi urlerei al mondo..."NON BISOGNA ABBATTERSI.why? because IT'S A WONDERFUL LIFE!"
    A PRESTO...chiara

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  2. Chiara, grazie per il tuo contributo.
    Ripassa da qui ad URLARE quando vuoi.

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